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Regolarmente mi riprometto di guardare con una certa frequenza contenuti in realtà virtuale e regolarmente fallisco dopo poche proiezioni, perché è evidente quanto questo nuovo linguaggio, sebbene ci lavori regolarmente da più di cinque anni, non fa parte delle mie abitudini acquisite.

Ma è chiaramente un limite, che ha solo bisogno di tempo per essere superato, ma soprattutto ha bisogno di una ricchezza di contenuti che ancora scarseggiano.

Infatti, uno dei motivi che mi portava ad interrompere la mia promessa di approfondire i contenuti virtuali, oltre alle motivazioni antropologiche e la pigrizia, era anche la scarsità di prodotti, nel senso che rapidamente mi trovavo ad aver visto quasi tutto ciò che c'era a disposizione.

Ad ogni modo, dopo l'ennesimo periodo di fuga dalla virtualità, oggi ho ripreso il visore e sono andato ad esplorare Oculus TV e sono stato piacevolmente colpito dalla quantità di contenuti presenti.

Ed è così, che ho rinnovato il mio impegno ad approfondire ancora di più il linguaggio audiovisivo 3DOF, iniziando da un brevissimo, ma potentissimo documentario: Polar Bear VR.

Non c'è troppo da raccontare di questo progetto, se non che vi troverete nel Manitoba a pochi passi da un orso polare nel suo habitat naturale, comprendendo le difficoltà causategli dal cambiamento climatico e come l'uomo sta cercando di salvarli.

Ad ogni modo questo progetto dimostra ancora una volta l'immenso potenziale dell'"effetto teletrasporto" insito nella realtà virtuale e come il documentario sia sicuramente uno dei prodotti che più si prestano al cambio di registro linguistico.

Polar Bear VR dura solo quattro minuti e mezzo, è stato scritto da Lana Beisell e diretto da James Beisell, fa parte appunto di un progetto più ampio della Just Float Film, che sta realizzando una serie di prodotti analoghi su altri animali da proteggere, e lo trovate gratuitamente sull'Oculus TV (ovviamente è necessario avere un visore Meta).